Chiesa della Trasfigurazione

Autore: Silvano Caroli
Tecnica: Olio su tela

dim. 60×70 cm. A.D. 2003.

E’ il principale centro di culto cattolico della città di Taurisano, degno di essere immortalato pittoricamente per la sua bellezza e per le sue proporzioni perfette. Questa struttura architettonica in stile neoclassico, costruita tra il 1803 e il 1820, si pregia della sua unicità per via della sobria linea di cui è caratterizzata. Una linea essenziale, ma anche ricca di elementi che a livello intuitivo inducono a ricordare stili diversi, come il gotico nella sua facciata ( le due torri fanno pensare alla cattedrale di Notre Dame in Parigi) e il romanico nella sua cupola. Sulla sinistra di voi che guardate si scorge la parte superiore della torre attinente al palazzo ducale, ma preesistente ad esso ed è l’ unica testimonianza del vecchio castello di epoca angioina (1200 d.c.) demolito in parte 400 anni dopo della sua costruzione dal nuovo feudatario Bartolomeo Lopez y Royo da Monteroni che acquistò il feudo per farne regalo di nozze destinato al figlio Antonio che divenne così primo duca del paese dando luogo ad un nuovo ramo dinastico della famiglia, quello Taurisanese. Antonio edificò, a dimora sua e della sua consorte, il palazzo che conosciamo oggi che fu residenza anche dei suoi eredi sino alla metà del secolo scorso. Infatti negli anni cinquanta del novecento la struttura, donata per testamento al popolo di Taurisano, diviene sede del municipio, percui, triste conseguenza volle che la restante parte del vecchio castello venne completamente cancellata dalla storia, tranne la torre maestra, dalle amministrazioni che si sono susseguite sino ad oggi. Da notare il territorio che si intravede sullo sfondo, privo del fitto insediamento urbano che insiste oggi dovuto al disboscamento e alla lottizzazione selvaggia intensificata durante gli anni ’60, ma già iniziata subito dopo la morte dell’ultimo Duca del paese avvenuta nel 1950. Il dipinto, comunque, pur connotato da un severo timbro realistico, non manca di destare nell’osservatore emozioni surrealistiche derivanti dalla doppia fonte di luce di cui ho voluto permeare l’opera: la luce che fa da sfondo alla cupola per accentuare il senso di sacralità della stessa, quindi una luce divina non reale; poi la luce del sole che, per chi conosce il luogo e se si analizzano le ombre proiettate sul caseggiato, la si capisce provenire da occidente.

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