Olio su tela, dim. 50×70 cm.l., A.D. 2015. Autore: Leandro Caroli.
La bellezza non è l’estetica, tanto per cominciare.
Sappiamo bene quanto il sole, il vento, le stelle e tutti gli elementi cosmici, infondono, in chi li osserva, emozione e meraviglia, determinandogli una serena quanto felice disposizione d’animo. La Bellezza, dunque, sta nell’ordine totale delle cose e, quando la s’incontra, non la si desidera, perché ha già pervaso la nostra anima.
Quante volte ci capita d’imbatterci nella Bellezza senza doverla cercare, né patirne l’impossibilità di poterla possedere? Essa è dappertutto, ma, a causa delle nostre distrazioni quotidiane, di rado ne avvertiamo la sua presenza. Sapete quando vedete una cosa meravigliosa come il sole al tramonto che, tinteggiando il turchese del cielo, si specchia nel mansueto mare azzurro con tutto il suo variopinto carico di caldi colori? E voi dite: “quanto e bello!” E, vi succede che, per dieci minuti, o perfino per un ora, siete assolutamente silenziosi. Quella magnificenza cancella per quel lasso di tempo la nostra meschinità. Quell’immensità ci ha completamente sopraffatti.
Come accadeva a me bambino e, come anche, ad ogni bambino, quando mi veniva raccontata una favola: per un’ora non parlavo neppure, non facevo nessun rumore, ero assolutamente assorbito. Si arriva ad essere, perciò, completamente privi del senso dell’io, perché si è nell’essenza della grazia o, se preferiamo – per dirla con Sorrentino – ne “La Grande Bellezza”.
Ora, se analizziamo più da vicino la presente opera, ci accorgiamo quanto questa, nell’illustrare il concetto di Bellezza, voglia proprio far emergere il suo contrario: la Bruttezza. Ovvero la confusione, il degrado e il caos. In pratica – stando al titolo – il declino di essa. Nel ventennio che segue al ’68, la favola è stata deliberatamente discriminata, addirittura bandita dai psico-sociologi, perché si pensava fosse pregna di contenuti non adatti alla buona crescita dell’individuo. Oggi invece si è ritornati a credere il contrario, poiché, secondo gli studiosi odierni, essa contiene insegnamenti morali ed etici non di poco conto.
Ma adesso, secondo la mia modesta opinione, il danno è fatto, poiché sappiamo bene quanto e cosa si frappone tra il messaggio favolistico ed il bambino: la realtà virtuale che sembra renderlo introverso e poco comunicativo. Ed è proprio qui il vero senso del dipinto, posto che la Bellezza è sopratutto Equilibrio Morale, per cui mi pare più che legittimo affermare quanto la favola, la fiaba ed anche i racconti della nonna si dimostrino essere i più ricchi contenitori di tale essenziale valore. Un grande valore, per l’appunto, decisamente in declino.